Il video di Renzi e la sua parodia La messa in scena del Reale

Nel campo della comunicazione politica assistiamo a tutta una serie di tattiche e strategie tese all’avvicinamento del politico al suo elettorato. Tali strategie si concretizzano nella tendenza a mettere in scena di comportamenti, stili, linguaggi e valori sempre meno autoreferenziali, mediati e distanti. Su questa strada il politico definisce la propria e l’altrui identità in relazione ad un ideale di realtà (semplificata) convocandone figure e stilemi nel suo discorso alla ricerca di una illusione di prossimità tra le “istituzioni” e la “piazza”. È così che dismette i suoi tradizionali panni per indossare quelli postulati come più semplici dell’elettore, abbassa la ricercatezza della sua immagine e del suo linguaggio per approdare ad uno spontaneismo di facciata, simula l’abbandono dell’iper-mediazione e mediatizzazione televisiva per interagire direttamente con i suoi pubblici attraverso i Social Media, rifiuta le categorie astratte del discorso politico-economico per rivolgersi a loro chiamandoli per nome. Il risultato di questa strategia di camouflage (Fabbri) svolta sotto il segno della disintermediazione è un effetto di autenticità che sembra essere la cifra distintiva di una “nuova” poetica del comportamento (Lotman-Sedda). Se questa strategia d’interazione sembra essere efficace per la ricerca del consenso al tempo stesso essa si presenta come una pratica rischiosa (Landowski): l’illusione di autenticità, il posizionarsi sul campo dei cittadini, dei governati, dei precari, parlare a nome loro, rende il discorso facilmente parodiabile.

L’articolo propone un’analisi semiotica di questi fenomeni e queste tendenze a partire dalla presa in carico di un video diffuso in rete da Matteo Renzi in occasione della campagna per il Jobs Act, al quale è seguita una interessante campagna di contro-informazione chiamata – significativamente – “Non in mio Nome”.

Abstract

In the field of politics communication we can see a series of tactics and strategies that aim at the rapprochement of the politicians at the electors. These strategies take shape in behaviors, styles, languages and values that are not self-referential, mediated and detached. On this path the politician defines its own and others identities in relation to an ideal of reality (simplified). In this way he leave the traditional political habits to play a fake spontaneity. He simulates a rejection of television mediation to interact directly with its public through Social Media. He rejects the abstract categories of political and economic discourse to contact the elector by name. This camouflage strategy (Fabbri) produces an effect of authenticity. However this is a risky practice (Landowski) because it’s easily parodiabile. To investigate these phenomena and trends we will analyze a movie of Renzi and his parody called “Not in my name”.

 

Keywords

Renzi, Comunicazione, Social Media, Video, Parodia, Jobs Act, Politica, Disintermediazione, Spontaneismo, Autenticità, Semiotica, Camouflage, Fabbri, Lotman, De Certeau



è studioso di cultura e linguaggi, attività che svolge insieme a quella consulente nel campo della comunicazione e del marketing. Nel 2014 ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze della Comunicazione con una tesi in Semiotica applicata al discorso dell’economia, del management e del lavoro scritta tra Roma e São Paulo. Dalla stessa data è docente di Semiotica presso l’Accademia di Costume e Moda di Roma e svolge attività didattica e di ricerca presso il CoRiS- Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza. Le sue pubblicazioni sono dedicate all’analisi dei fenomeni e delle tendenze legate alla costruzione del senso e delle identità nei diversi campi sociali tra cui metropoli, moda e politica.


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